SMART WORKING E DIGITAL WORKSPACE

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La digitalizzazione di processi e modelli di gestione procede di pari passo con una nuova concezione del lavoro in modalità agile (smart working) che discende anche e soprattutto dalla modernizzazione del contesto industriale e di processo in chiave 4.0. Nondimeno, molte restano le incognite e le criticità di un modo di collaborare al contempo innovativo e controverso.

  Smart Working e Digital Workspace

Ad oggi, si sono spesi molti sforzi nel tentativo di trovare una definizione appropriata di "lavoro agile", spesso ricorrendo a parallelismi con modelli organizzativi attuati sia in Europa che oltreoceano, specie nell'area di cultura anglosassone ("smart working", "working from home" ecc.). Per semplicità, tuttavia, è essenziale riconoscere che un'analisi oggettiva di questo modello organizzativo può essere condotta unicamente in chiave operativa, rinunciando quindi all'idea di poter raggiungere la definizione migliore in assoluto di "lavoro agile" e riconoscendo, piuttosto, la difficoltà di trovare un unico inquadramento lessicale adatto a tutti i possibili contesti lavorativi, ossia alle specifiche criticità delle migliaia di piccole e medie imprese che animano il tessuto economico-produttivo nazionale.

In alcuni casi, va detto, il conclamato interesse per la ricerca di un'esatta (puntigliosa?) definizione di "smart working" pare essersi tramutato in un alibi per rimandare indefinitamente la sperimentazione di differenti dinamiche operative sul breve periodo, confidando in tempi migliori (o in "definizioni più chiare", forse).

  S.M.A.R.T.

In breve, serve partire da assunto empirico quanto radicale: se l'adozione di un modello di organizzazione del lavoro reso più flessibile dal crescente ricorso a strumenti digitali e da un'efficace gestione delle risorse funziona – vale a dire, è in grado di creare valore e di migliorare la qualità della vita di chi vi è coinvolto – allora quello stesso modello è "smart". In ultima analisi, non ci sarebbe bisogno di sapere altro (o quasi), lasciando il tempo per affinare le scelte tecniche e gli approcci in termini di comunicazione che si pongono a reale fondamento della crescita imprenditoriale.

Fatte salve queste premesse, ecco che il ruolo del professionista diventa nodale per dirimere i dubbi, evitare la ridondanza tra approcci operativi simili (ma non identici, quali – per esempio – il "lavoro da remoto" e il "telelavoro") e – non ultimo – per ottimizzare il processo di innovazione dello spazio di lavoro digitale (digital workspace) in un'ottica in grado di garantire le priorità associate alla salute, al benessere psicologico individuali

  Come specialista attivo nel campo dell'innovazione digitale e membro del GTT.10 del CNI (Consiglio Nazionale degli Ingegneri), lo studio delle tecnologie e dei modelli organizzativi legati al lavoro agile rientra nelle mie competenze professionali. Desideri altre informazioni al riguardo?

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